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TRANSGENERAZIONALE: Segreti familiari e non-detti

By 07/01/2018Aprile 28th, 2020No Comments

Jesús Casla

Terapeuta di Decodifica Biologica – BioDecodifica, Decodifica Transgenerazionale,
Ipnosi Clinica e Terapia Regresiva

Madrid – Verona – Vicenza

www.dbr-casla.com             www.transgenerazionale.eu

Autore dei libri: Decodifica Bio-Transgenerazionale,Segreti e chiavi dell’albero genealógico & Il ciclo mestruale e i suoi sintomi, Decodifica biologica ed emozionale.

 

Per segreto si intende ciò che intenzionalmente si nasconde o ciò che si ignora, ciò che non si porta alla luce perché forse esce dalla cosidetta normalità, risulta anomalo o vergognoso. Anche ciò che può macchiare l’immagine e la reputazione di una famiglia è molto probabile che venga silenziato e trasformato in un segreto. I contenuti trasmessi transgenerazionalmente nel clan sono essenzialmente costituiti da ciò che fu vissuto come trauma dalle passate generazioni e finì per essere represso, taciuto e apparentemente dimenticato.

Gli episodi intensamente dolorosi che una persona o una famiglia ha sofferto, difficilmente riescono ad essere dimenticati o accettati. Superarli rappresenta una impresa davvero ardua dal momento che, essendo stati episodi inaspettati, vissuti con dolore e vergogna, lasciano sempre cicatrici emotive molto profonde e durature. Sono questi ricordi traumatici il principale contenuto di quelli che chiamiamo segreti di famiglia o non-detti e che si incorporano all’incoscio familiare come eventi irrisolti: conflitti inconclusi e lutti pendenti.

Ogni clan familiare, senza eccezione, ha la propria storia, i propri segreti e i propri episodi imbarazzanti. E ogni segreto familiare si trasforma in un carico emotivo pesante per tutti i membri del clan. Come parte integrante dell’incoscio familiare, i segreti si trasmettono minimo per tre sino ad un massimo di quattro generazioni e consegnano a più di un discendente la responsabilità inconscia di risolvere, di superare e di chiudere definitivamente i capitoli rimasti inconclusi, al fine di liberare il singolo individuo e tutto il clan dal fardello emozionale incistato.

Lungi dal disattivarlo, il silenzio che cala intorno al trauma e il suo diventare segreto di famiglia perpetua e consolida questa memoria dolorosa nell’inconscio familiare. Finché rimangono attivi e vigenti, i non-detti e l’atmosfera forzata che li avvolge provocano a loro volta ulteriori drammi e conflitti nei discendenti che, ormai temporalmente molto lontani dall’accaduto, ricevono, profundamente disorientati, un’eredità incoscia che non hanno modo di comprendere; eredità che sicuramente sta limitando e influenzando attualmente le loro vite e le loro esperienze

Le ragioni più comuni che portano ad occultare e tacere episodi traumatici sono la vergogna, il senso di colpa e il rischio della condanna pubblica che potrebbe additare e stigmatizzare. Il trauma o la vergogna si nascondono con un intento di protezione verso sé stessi e verso le persone a noi care. Un senso di protezione quasi sempre rivolto ai figli, i membri più giovani e indifesi del clan, affinché non commettano gli stessi errori o non si ritrovino ad affrontare situazioni simili. Si nasconde ciò che si crede possa far loro del male, o quello che si pensa inadatto ad essere ascoltato o saputo dai più piccoli.

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Si tace con l’intenzione di volerli proteggere dalla sofferenza. Ma il riaffiorare del represso e quindi del trauma transgenerazionale, come diceva Carl Gustav Jung (1875-1961), è ineludibile; tutto prima o poi viene alla luce, comunque. Come indicò la psicoanalista francese Francoise Dolto (1908-1988), ciò che è taciuto nella prima generazione la seconda se lo porta nel corpo. Quello che tacciamo finirà comunque per manifestarsi nei discendenti nelle maniere più differenti, con incidenti, fobie, malattie o vocazioni.

Se ci focalizziamo in una lettura prettamente psico-somatica, sappiamo che l’origine transgenerazionale di alcune patologie specifiche è quasi sempre un segreto familiare; sintomi che già da soli denunciano la presenza nella storia familiare di traumi nascosti. Nascere con il cordone ombelicale arrotolato attorno al collo, la vitiligine, la proliferazione di macchie capillari, i nei, la balbuzie, sono tutti chiari indizi di non-detti.

Il desiderio di proteggere è certamente rispettabile, nessuno ne dubita; quando pero’ ci si impone il silenzio non si considera il fatto che ogni tentativo di nascondere è destinato al fallimento perche’ gli sforzi della volontà cosciente non possono nulla se confrontati con i ben piu’ potenti meccanismi dell’incoscio, che continuano incesantemente a riportare a galla il materiale represso. Siamo in realtà alla totale mercé dell’incoscio. Tutto quello che cerchiamo con determinazione di occultare finirà comunque per manifestarsi attraverso silenzi rivelatori, o con un tono di voce, lapsus, il linguaggio corporeo, gesti incosci, sguardi che parlano da soli, o con dipendenze e malattie.

A volte si insabbiano drammi o vergogne per non perdere la propia dignità di fronte agli altri o per mantenere il buon nome della propria famiglia. Altre volte si silenzia, si occulta per non mettere in pericolo la propria relazione matrimoniale. Altre volte si vogliono evitare problemi con la legge per fatti che forse non solo furono illegali, ma che avrebbero potuto causare ripudio sociale. Le situazioni che abitualmente portano all’instaurarsi di un segreto familiare hanno a che vedere con aspetti che la società ripudia, cioè con comportamenti che ci esporebbero al pubblico ludibrio o a sguardi accusatori. Sicuramente, in prima istanza, ci sono le malattie mentali, le morti premature e gli aborti (soprattutto se volontari). Poi le morti impreviste: morti violente, assassini e suicidi. Seguono i fatti di natura sessuale mal visti dalla società, come l’omosessualità, gravidanze pre-matrimoniali, i figli illegittimi, gli adulteri, le violenze, gli incesti e la prostituzione. E infine diverse situazioni personali e familiari come la disoccupazione, i problemi e le rovine economiche, i maltrattamenti, gli abbandoni, senza dimenticare il carcere, l’alcolismo e le droghe.

I segreti sono determinati dalle norme sociali e culturali imperanti. Questo spiega perche’ con il passare del tempo e l’evoluzione di usi e costumi i segreti possano cambiare. Fatti che in passato potevano essere fonte di vergogna e rifiuto, come l’omosessualità, le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio o le gravidanze prematrimoniali, oggi non lo sono più in alcune società. Ne stanno però sorgendo di nuovi, come ad esempio l’AIDS.

L’incoscio familiare cerca nuove opportunità di risolvere il problema chiedendo agli individui delle succesive generazioni di prendere coscienza di quale sia il trauma inconcluso che sta alimentando il pesante carico inconscio del segreto. Come affermò la psicologa francese di origine russa Anne Ancelin Schützenberger (1919) “I segreti di famiglia, le identificazioni incoscie e le lealtà familiari invisibili passeggiano sui figli e sui discendenti”. Se il conflitto occultato non guarisce, permane pendente e attivo e la sua trasmissione transgenerazionale prosegue. E questo fa sì che situazioni simili si ripetano di continuo nella vita di più membri del clan, in più generazioni. I protagonisti possono essere parzialmente consapevoli di cosa sta accadendo o forse solo intuire che qualcosa di strano e fastidioso pesa sulle loro spalle, ma non hanno la possibilità di conoscerne i dettagli né di sapere a cosa tutto questo sta obbedendo. Il peso nascosto che un segreto familiare porta sempre con sé genera inevitabilmente nei discendenti logorio emotivo.

Il ripetersi di malattie, malessere, tendenze e blocchi nelle diverse generazioni di un albero genealogico conferma sicuramente l’esistenza di non-detti che stanno continuando a cercare una via per esprimersi, per essere compresi e portati ad una soluzione definitiva. Sono dei tentativi dell’inconscio per richiamare l’attenzione su segreti silenziati. I discendenti, iniziano già la loro vita con questa pesante zavorra inconscia che può disequilibrare e limitare le loro esistenze. Come afferma Alejandro Jodorowsky (1929), “guarire l’albero significa cancellare la ripetizione, comprendendola o riproponendola in forma positiva”. Per fare questo è necessario che nasca qualcuno che con coraggio intraprenda il cammino di ricerca per illuminare le tenebre; qualcuno che con il proprio salto di coscienza elevi la coscienza di tutto il clan e finalmente liberi se’ stesso e l’intera sua stirpe.