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TRANSGENERAZIONALE: SINDROME DEL FANTASMA – GIACENTE

By 07/09/2016Aprile 28th, 2020No Comments

Jesús Casla

Terapeuta di BioDecodificazione –

Decodifica Biologica

e Ipnosi Clinica Riparatrice

www.dbr-casla.com

 

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Se con  Inconscio familiare, concetto richiamato da Alejandro Jodorowsky, si intendono le comuni memorie emotive, le credenze, le attitudini e le esperienze che condividono i componenti delle diverse generazione di un clan familiare, con il concetto di trasmissione trans-generazionale si identifica il passaggio ereditario di questi contenuti, tra i membri di una stessa famiglia che consolidano schemi di condotta e di identità. Ecco perché le vicissitudini particolarmente significative della vita di un avo, sopratutto se tragiche, influiscono e determinano sempre, le vite dei suoi discendenti.

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Sindrome del fantasma: trasmissione trans-generazionale, ripetizione di un trauma.

Gli psicoanalisti ungheresi Nicolas Abraham e Maria Törok  furono i primi in occidente, a incorporare nel loro lavoro iI concetto di “trasmissione trans-generazionale”, prendendo in considerazione concetti quali Lutto, Identificazione endocriptica, Fantasma: l’inconscio familiare attraverso i genitori, deposita nell’inconscio dei figli, esperienze, emozioni, eventi, drammi e segreti appartenuti alle generazioni precedenti. Ogni nuovo nato ha la necessità per poter biologicamente sopravvivere di essere accettato, protetto e sostenuto dal proprio gruppo che ne garantisce la crescita. In  natura essere escluso o abbandonato porta a morte quasi certa per fame o per l’attacco di un predatore. Queste memorie ‘biologiche’ filogenetiche sono registrate profondamente nella psiche di ogni essere umano tanto da tradursi in forti paure davanti alla mera possibilità di essere ‘espulsi-esclusi’ dal clan. Sin dalla sua venuta al mondo il figlio avvia un naturale e inconscio processo di identificazione nelle emozioni e atteggiamenti di genitori e nonni alla ricerca di riconoscimento e accettazione da parte della famiglia. Il timore dell’esclusione e quindi dello ‘sconosciuto’, è ciò che spinge i nuovi membri ad obbedire agli ordini dell’inconscio familiare: si rimane fedeli a lealtà invisibili continuando a ripetere ruoli, a volte insoddisfazioni, eventi, azioni senza conoscere l’origine di tutto questo.

L’uomo ha una necessità biologica di conservazione e sopravvivenza; però come integrante di questa struttura sistemica chiamata famiglia, ha anche una necessità di trasmissione genetica e culturale ai propri discendenti. Ecco perché i contenuti dell”inconscio familiare si tramandano di generazione in generazione. Integrandosi in un clan l’individuo, sin dalla sua nascita eredita automaticamente, ideali, memorie, credenze, miti ed identità: l’inconscio del singolo porta inevitabilmente in sé l’impronta dell’inconscio degli altri integranti. Nell’inconscio del singolo si inseriscono o si inglobano formazioni inconsce di altri esseri, dando luogo a quella che si definisce identificazione e sopratutto alla trasmissione.

Le conseguenze di tutti questi processi si fanno problematiche nei discendenti se ad incistarsi a livello inconscio, è il contenuto emotivo conflittuale attivo di una tragedia irrisolta della storia familiare. Questo tipo di trasmissione del tutto inconscia, prevede veri e propri compiti da realizzare: riparare umiliazioni subite, affrontare e rielaborare traumi sofferti, compiere lutti non-realizzati… Questi ‘compiti’ rappresentano sempre un carico piuttosto pesante e continuano a perpetuare la loro trasmissione sino almeno a quattro generazioni in attesa che qualche membro del clan ne prenda coscienza e sia in grado finalmente di riparare o disattivarne l’origine.

È proprio l’inconsapevolezza di tutti questi meccanismi inconsci trans-generazionali costantemente attivi dentro di noi, ciò che ci impedisce di agire liberamente nel nostro presente, ciò che ci rende schiavi di ordini e desideri del clan, ciò che ci lascia esposti a invisibili lealtà che sprofondate nella nostra psiche, alterano e condizionano le nostre vite attuali. Se è vero che questi passaggi intergenerazionali includono sicuramente anche talenti e risorse, hanno sempre maggiormente a che fare con drammi del passato. Di fatto la trasmissione e l’identificazione si articolano sopratutto, intorno al ‘traumatico’, ai segreti, ai silenzi.

Quando un evento drammatico non viene rielaborato e integrato nella personalità rimane emotivamente irrisolto e si incorpora all’inconscio familiare per trasformarsi in “programma” che a sua volta, si trasmette di generazione in generazione somatizzandosi in malattie, comportamenti, eventi ripetitivi, ossessioni, fobie ecc… E’ in questo modo che nascono quelle che vengono definite le ‘alleanze inconsce’ o lealtà invisibili, tra i membri della famiglia.

Abrahan y Törok definiscono Identificazione endocriptica o sindrome del fantasma, il risultato, nei discendenti, di questi traumi non ri-elaborati dagli antenati protagonisti della tragedia (spesso perdite particolarmente dolorose o inattese) che vengono in-corporati con tutta la loro valenza e carica emotiva attiva. Congelati nel dolore si trasformano in una sorta di ‘cripta familiare’ che passa di generazione in generazione proprio attraverso i silenzi cosi’ carichi di emotività. I segreti e i drammi non rielaborati dei genitori si installano nei figli come un morto senza sepoltura, un fantasma che ritorna alla vita dalla dimensione inconscia attraverso fobie e ossessioni. E quanto più si cerca di dimenticare o silenziare o nascondere un vissuto traumatico, tanto più persistente si fa la sua presenza che con sempre maggior insistenza si rivela attraverso lapsus, gesti e comportamenti forzati.

Quindi soffre di sindrome del fantasma o diventa giacente la persona del clan che carica nel proprio inconscio, una memoria o un’informazione traumatica della vita di un avo, un rimosso che rende il suo presente coercitivo e pesante. Si tratta sempre di vissuti particolarmente difficili che spesso hanno a che vedere con morti inaspettate e ingiustificabili per la generazione che le visse, drammatiche e molto tristi; furono perdite non integrate ne’ psichicamente rielaborate nel momento in cui accaddero, furono lutti rimasti insoluti, suicidi o decessi di bambini… Furono avvenimenti sufficientemente traumatici e dolorosi che andarono al di là della comprensione e gestione emotiva delle persone coinvolte e vennero ‘rimossi’. L’impatto emotivo eccessivo fu cosi’ forte che attivò come ‘apparenti’ soluzioni protettive, un processo di negazione dell’evento e di silenzio sull’accaduto’. Senza volerlo i protagonisti immersi nel dolore e incapaci di assimilarlo, generarono un ‘non detto’ che comincia a far crescere radici profondo nell’inconscio familiare. La memoria rimossa di questi avvenimenti rimarrà viva proprio perché non fu integrata nella psiche dei protagonisti al momento opportuno e rimase nascosta dal silenzio. Si trasmetterà alle generazioni future attraverso quella che si definisce identificazione endocriptica o appunto fantasma, trasformando in ‘giacente’ il discendente che maggiormente si identificherà inconsciamente, con queste memorie di dolore per affinità transgenerazionale.  I lutti non compiuti, i ricordi vivi del represso e del non elaborato, gli avvenimenti che per l’inconscio familiare rimangono sospesi nel loro stato di non-soluzione arrivano ad incorporarsi nell’inconscio di un discendente, concepito dopo che ebbe luogo il dramma.

Ma perché avviene tutto questo? La identificación endocríptica, o síndrome del fantasma, cioè questa trasmissione emotiva del dramma a un discendente, chiede che qualcuno all’interno della famiglia, possa finalmente comprendere e cicatrizzi la profonda ferita rimasta aperta. Il desiderio ultimo del clan è la ‘redenzione’ dell’accaduto attraverso l’agire del ‘ ricevente’, depositario inconsapevole di tale pesante carico.

I giacenti, se inconsapevoli di essere i portatori di un’identificazione endocriptica o sindrome del fantasma, si ritrovano a vivere spesso con un forte desiderio di ‘disvelare’ un qualcosa che a malapena intuiscono e si sentono a tal punto disorientati da percepire una costante limitazione e un inspiegabile condizionamento nella propria vita. Manifestano una marcata tendenza alla tristezza visto che a livello profondo, vivono permanentemente il peso di un dolore irrisolto che il clan ha loro assegnato. Possono essere persone con evidenti tendenze depressive sin dalla più tenera età, persone che non si danno il permesso di sentire e sperimentare il piacere. Sono molto comuni i casi di bruxismo o mandibola tesa e bloccata che è appunto la somatizzazione di questa negazione del piacere, la repressione notturna di desideri e parole non espresse durante la veglia. Sente spesso rabbia e aggressività interiori che non sa da dove provengano o contro cosa o chi siano dirette.

Di solito sono persone che parlano con un tono di voce piuttosto basso, come se desiderassero non essere notate. Che hanno la strana sensazione di vivere la vita di un altro. Sentono che a volte prendono decisioni apparentemente assurde come se qualcuno o qualcosa stesse guidando i loro passi al di fuori della loro volontà. Osservano che la loro vita trascorre tra episodi di malinconia cronica e assenze inspiegabili. A volte possono avere la sensazione che dentro di loro si annidino due presenze, due volontà contraddittorie che rendono difficili le decisioni. E quando magari finalmente si sceglie ecco arrivare il rimprovero interno perché ‘l’altra parte’esprime il proprio disappunto.

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Sono persone che preferiscono vestirsi di scuro e amano stare in ambienti bui, sopratutto per dormire. Dormono spesso con le braccia conserte, appoggiate sul torace. Tra i giacenti frequente è il sonnambulismo. Cosi’ come ci sono giacenti che durante le ore di sonno, non smettono di muoversi, come se questa dualità interna non conoscesse riposo. Questa strana dualità può arrivare a far sentire la persona bloccata, paralizzata nei propri progetti.

In altri casi invece di un freno, l’identificazione endocriptica conduce il giacente a sviluppare un’iperattività insopportabile, sopratutto da bambini.

Oltre al bruxismo e all’iperattività ci sono altre patologie che frequentemente indicano la possibile esistenza di un’ identificazione endocriptica: comuni tra i giacenti sono i casi di sclerosi multipla, che nel 75% è di origine trans-generazionale. Manifestazioni della medesima dualità e della persistente lotta interiore sono le patologie che condizionano o limitano la motilità della persona, ad esempio rigidità muscolo-scheletriche, le paralisi, il parkinson o le poliartriti reumatoidi. Sovrappeso e ritenzione di gas sono altri sintomi frequentemente vincolati all’esistenza di una sindrome del fantasma, cosi’ come le malattie polmonari: le bronchiti, l’asma o le insufficienze respiratorie. Anche le apnee notturne, i parassiti intestinali e alcune forme di diabete.

Le malattie mentali meritano una precisazione: alcune di loro in particolar modo l’autismo e la schizofrenia, vista l’evidente gravità della loro manifestazione sintomatica, ci indirizzano con quasi assoluta certezza a ricercare l’evento drammatico irrisolto come minimo nella terza se non nella quarta generazione antecedente, cioè nei nonni e bisnonni.

Ovviamente tutte le patologie e le caratteristiche descritte sono da intendersi come tendenze generali. Il possibile sospetto dell’esistenza di una sindrome del fantasma o di una identificazione endocriptica deve consolidarsi  nella compresenza di almeno due delle caratteristiche o dei sintomi menzionati, cosi’ come in un profondo e dettagliato studio trans-generazionale.

Tipologie di giacente

L’antenato deceduto in circostanze traumatiche che origina l’identificazione endocriptica o sindrome del fantasma nel discendente, deve essere morto prima che il ‘ricevente’ venga concepito, appunto il cosiddetto giacente. Gli effetti e le conseguenze della sindrome del fantasma sono molto più intense e gravi quando il giacente è concepito nei primi tre mesi successivi al decesso o nel caso in cui nasca esattamente un anno dopo la morte. Se i bambini concepiti fossero più di uno nel clan, la sindrome colpirà con maggior intensità il primo nato fra questi.

L’inconscio familiare predispone i propri ordini e stabilisce le proprie regole tra i nuovi membri del clan, chiedendo sempre ai nuovi nati la riparazione del trauma e la realizzazione del lutto rimasto inconcluso.

Si definisce il giaciente in relazione verticale se la sua data di concepimento o di nascita è in relazione con la data di morte di un antenato e si definisce invece in relazione orizzontale, quando innesca l’identificazione endocríptica con un fratello morto o abortito (sia aborto spontaneo che provocato). Anche in questo secondo caso deve compiersi il requisito che il giacente sia stato concepito dopo la perdita.

Il giaciente orizzontale è stato inconsciamente concepito dai genitori per sostituire il fratello morto e diventa quello che si definisce un ‘figlio di sostituzione’. E se in più il ‘figlio di sostituzione’ riceve lo stesso nome del morto o il nome che i genitori avrebbero desiderato dare al bambino abortito o nato morto, le conseguenze della sindrome del fantasma nella vita futura del nuovo nato, saranno ancor più gravi ed evidenti.  Si considera anche giacente orizzontale un ‘figlio di sostituzione’ concepito molti anni dopo la perdita di un figlio; questo nuovo nato riceverà infatti incoscientemente dalla madre, il ‘progetto senso’ di rimpiazzare il fratello che non c’è più, di essere come lui e di ‘far rivivere’ nel presente, la figura del fratello morto. Anche se forse in modo meno evidente, anche qui ci troviamo di fronte a un’ identificazione endocriptica nel ricevente.

Il concetto di “festa-mania” è strettamente connesso alla sindrome del fantasma. Una delle leggi sacre del clan è garantirsi la propria sopravvivenza nel tempo. Quando perde un proprio membro è molto comune che si risvegli nei membri sopravvissuti il desiderio inconscio di sostituire il morto, un bisogno compulsivo di fare l’amore per garantire questa sostituzione. E se per di più le circostanze della morte sono traumatiche realizzerà un’identificazione endocriptica perchè oltre alla propria sopravvivenza, il clan desidera guarire e chiudere quei capitoli della storia familiare rimasti incompiuti.

Non c’è più un cadavere ma arriva un bambino che ne occupa il posto. Il morto sparisce nel bambino. La vergogna e il senso di colpa per la sfrenata sessualità della ‘festa-mania’ contribuiranno ad accentuare il trauma e il silenzio.

Il giacente vive una situazione piuttosto difficile: si vede derubata la pienezza della propria vita. Carica nella propria psiche il pesante trauma dell’antenato e in più riceve l’ordine inconscio di chiudere o guarire questa ferita familiare. Tutto questo lo porta a vivere una vita alienata, strana, perché è alla mercè di situazioni delle quali gli scappa il controllo. In effetti è come se non possedesse una propria identità, come se fosse condannato a non essere sé stesso. Comuni tra i giacenti sono i problemi nevrotici legati al senso di identità e la tendenza alla depressione.

Prendere coscienza della propria ‘identificazione endocriptica’ e quindi vivere il lutto rimasto insoluto, è il solo modo per chiudere il capitolo.

Il lutto è un processo attraverso il quale la persona o il clan che ha subito la perdita, rielabora le emozioni rimaste inespresse al momento dell’evento. Anche se fossero passati molti anni o addirittura decadi è necessario dare parole all’accaduto e sciogliere i contenuti emotivi rimasti congelati, solo cosi’ si potrà proseguire la propria vita liberamente.

Si può cominciare parlando con gli altri familiari di chi fosse questo antenato morto drammaticamente, ridandogli cosi’ il suo posto, il suo ruolo e la sua identità salvandolo insomma dalla tomba del  silenzio. Bisogna ristabilire la memoria del morto mantenendo vivo il suo ricordo.

In alcuni casi l’ostacolo per portare a termine il lutto non è tanto nel portatore della sindrome del fantasma quanto piuttosto negli altri membri del clan familiare che, come supposta misura di protezione, rifiutano di ascoltare le parole e le emozioni di colui che desidererebbe compiere il processo di lutto.

I lutti rimasti pendenti provocano effetti estremamente pregiudizievoli nelle generazioni successive: emozionalmente e cronologicamente più lontane dagli eventi che determinarono la tragedia, i discendenti, confusi e disorientati, saranno  maggiormente esposti a somatizzare il trauma con malattie sempre più gravi.

Fare il lutto è un passo ineludibile per salutare e lasciar andare definitivamente la persona che se ne è andata e per liberare il clan familiare dal trauma emotivo della perdita. La mera comprensione che la negazione e la repressione dei processi traumatici fortificano e alimentano la loro permanenza e la loro trasmissione tra le generazioni, è il primo passo per liberarsi di un’identificazione endocriptica  La soluzione è riconsegnare a ogni antenato il proprio posto e il proprio ruolo, senza più silenzi né segreti, per diluire cosi’ i pesanti carichi che stanno limitando e condizionando non solo l’evoluzione del giacente, ma di tutto il clan familiare.

Se con  Inconscio familiare, concetto richiamato da Alejandro Jodorowsky, si intendono le comuni memorie emotive, le credenze, le attitudini e le esperienze che condividono i componenti delle diverse generazione di un clan familiare, con il concetto di trasmissione trans-generazionale DBR si identifica il passaggio ereditario di questi contenuti, tra i membri di una stessa famiglia che consolidano schemi di condotta e di identità. Ecco perché le vicissitudini particolarmente significative della vita di un avo, sopratutto se tragiche, influiscono e determinano sempre, le vite dei suoi discendenti.